mercoledì 2 novembre 2011

I social network anti-Facebook che puntano sulla privacy degli utenti: al via Unthink e Diaspora



Ampliare gli strumenti per gestire i propri dati su internet: è la promessa di Unthink, un social network ancora in fase sperimentale. Che vuole ridefinire i confini della privacy e il rapporto con i messaggi pubblicitari. L'idea è semplice: gli iscritti aprono una pagina personale e scelgono se vogliono includere nel loro spazio una pubblicità.
Nelle altre reti sociali online, invece, vedono apparire i messaggi commerciali in modo automatico, oppure partecipano alle campagne promozionali. Unthink capovolge la logica in modo esplicito: chiede agli iscritti di scegliere quale inserzione vogliono nel loro profilo. Le aziende pagheranno un abbonamento di due dollari l'anno per ogni spazio che ricevono. È un progetto sostenuto negli Stati Uniti con un finanziamento di 2,5 milioni di dollari da DouglasBay Capital, un gruppo finanziario impegnato nel supporto di iniziative hitech. A immaginarlo è stato Natasha Dedis, amministratore delegato di Unthink. Ha raccontato che la scintilla è scoccata quando ha visto suo figlio sentirsi obbligato a iscriversi su Facebook perché lì erano collegati anche i suoi compagni di classe. 
La privacy, però, è un terreno fertile per i social network. Sono stati quattro studenti universitari a fondare Diaspora: sarà accessibile al pubblico da questo mese. A differenza di altre reti sociali su internet, i dati degli utenti non vengono archiviati in strutture informatiche centralizzate, ma sono invece memorizzati su tanti server. In Italia i primi nodi della rete (o "pod" nella definizione di Diaspora) sono a Venezia e a Pisa. È un primo passo che consente di ampliare il perimetro del controllo sui dati personali. Il gruppo di studenti che ha lanciato il social network ha ricevuto i finanziamenti attraverso piccole donazioni versate online fino a raggiungere il budget previsto.
Anche il cofondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha staccato un assegno per aiutarli. Ma è un progetto con orizzonti più ampi, soprattutto per gli attivisti politici nei paesi in via di sviluppo. Eblen Moglen, docente della Columbia Law School, ha proposto i "Freedom Box": sono piccoli dispositivi che abilitano una sorta di internet locale per collegare le persone: possono evitare i controlli tradizionali della censura online. E sono adatti a utilizzare un social network come Diaspora per tutelare la riservatezza dei dati degli utenti.

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