venerdì 27 gennaio 2012
Apple e le fabbriche della morte in Cina Il New York Times accusa Cupertino
Orari di lavoro eccessivi, a volte per sette giorni a settimana, dormitori superaffollati, impiego di minori, lunghissime ore in piedi fino a non riuscire a camminare, nessuna considerazione per le condizioni di salute e per i materiali nocivi utilizzati nella produzione. Sono queste le condizioni dei lavoratori che assemblano gli iPad e gli iPhone per conto della Apple in Cina, secondo una lunga inchiesta pubblicata oggi dal New York Times.
Le accuse. Le accuse non sono nuove. L'articolo parte dall'esplosione del maggio scorso in una fabbrica della Foxcom a Chengdu, nel sud della Cina, in cui morirono almeno due persone, e molte altre rimasero ferite. Ma quello non fu l'unico episodio, ricorda il Nyt. Due anni fa, 137 operai in una fabbrica di fornitori della Apple rimasero feriti dopo che gli fu ordinato di usare una sostanza chimica per pulire gli schermi dell'iPhone. I dirigenti della Apple - scrive ancora il giornale - assicurano che la società ha fatto molti progressi per migliorare le fabbriche negli ultimi anni, dotando i fornitori di un codice di condotta che definisce le norme in materia di lavoro, misure di sicurezza e altre regole. Ma, dai rapporti che la stessa società di Cupertino ha reso pubblici, risulta che dal 2007 oltre la metà dei fornitori ha violato almeno una delle norme previste dal codice.
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