Nella sua risposta, Google cerca di sgomberare il campo dai possibili equivoci rimarcando come l'approccio usato per la gestione della privacy non sia cambiato: lo dimostrerebbe proprio la campagna informativa che l'azienda ha messo in campo da alcuni giorni a questa parte. Gli utenti, inoltre, non si vedranno assolutamente privati degli strumenti per il controllo della privacy che hanno usato sino ad oggi: si potranno eliminare tutti i dati personali relativi alla cronologia delle ricerche, alla lista dei contenuti visualizzati su YouTube, si potrà continuare a disattivare la chat di Gmail, a controllare il meccanismo con cui il sistema per l'esposizione di inserzioni pubblicitarie espone quelle più adatte agli interessi dell'utente e così via.
Secondo quanto riferito da Fleischer, inoltre, le preferenze attualmente impostate dagli utenti in materia di privacy non verranno assolutamente variate dopo l'entrata in vigore delle nuove disposizioni e nessun dato conservato da Google sarà reso visibile. "Non raccoglieremo alcun dato addizionale a riguardo dei nostri utenti e non vendiamo a nessuno tale informazioni", ha poi precisato Fleischer che rammenta il progetto "Data Liberation Front" sul quale Google è da tempo attivo. Secondo i responsabili dell'azienda fondata da Larry Page e Sergey Brin, infatti, i proprietari dei dati sono e devono restare sempre gli utenti che debbono essere liberi di trasferirli altrove (ved. questo nostro approfondimento).
Fleischer snocciola poi le ragioni per cui si è reso necessario operare un aggiornamento delle impostazioni relative alla privacy. I motivi che hanno guidato il cambiamento sarebbero il desidero di semplificazione ed il miglioramento dell'esperienza di utilizzo dei servizi a marchio Google.
Ogni volta che Google ha aggiunto, dal 1998 ad oggi, un nuovo servizio al suo portafoglio, è stato elaborato e pubblicato un documento sulla privacy "ad hoc". L'idea è quindi quella di raccogliere sotto un unico ombrello tutte le regole sulla privacy e le norme sulla gestione dei dati personali in modo tale che l'utente non debba essere costretto a leggere e ad accettare le condizioni di ogni singolo servizio. Un unico documento per l'intera galassia dei servizi "made-in-Mountain View", insomma. Fleischer cerca di convincere la Commission Europea ricordando come l'orientamento della autorità, a livello internazionale, sia proprio quello di stimolare la pubblicazione di linee guida più semplici in materia di privacy e più facilmente comprensibili dagli utenti.
In termini di "miglioramento dell'esperienza d'uso", la risposta di Google cita il più semplice scambio di informazioni che avverrà tra un servizio e l'altro forniti dalla società. Alcuni analisti fanno comunque presente che rendendo più "permebiali" e quindi maggiormente interoperabili i vari servizi di Google, l'azienda avrà in mano degli strumenti molto più efficaci che in passato per raccogliere statistiche sulle modalità con cui l'utente usa la sua piattaforma; una miniera di dati utilissima a fini pubblicitari.
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