lunedì 10 dicembre 2012

Samsung Galaxy S4, quando arriva?


Gli appassionati di tecnologia e degli smartphone Android in particolare fremono
 per aver notizie certe ed ufficiali che possano scandire l’attesa verso il giorno della 
presentazione, e il successivo arrivo sugli scaffali dei negozi del Samsung Galaxy S4
il nuovo gioiellino della casa sudcoreana. Dopo l’arrivo dell’iPhone 5 che si è fatto 
attendere per mesi, adesso anche il Galaxy S4 fomenta l’attesa del pubblico.
 Dalle indiscrezioni circolanti sul web pare che il nuovo smartphone di Samsung
 possa arrivare nei primi mesi del 2013.

Chi prova a individuare l’occasione e la data di presentazione indica due eventi,
 il primo, quello più probabile è il Mobile Congress di Barcellona, il secondo
 invece è il CES di Las Vegas. Ma tutto fa pensare che Samsung possa presentare 
l’ultimo nato nell’evento spagnolo. In ogni caso ci si attende che il nuovo top di 
gamma tra gli smartphone di Samsung possa essere all’altezza delle aspettative 
e per farlo sono in tanti a sperare in alcune importanti novità.
Il sistema operativo dovrebbe essere una versione personalizzata di 
Android Jelly Bean 4.2, RAM da 2 o 3 GB, tecnologia LTE, 
memoria interna da 128 GB. Per quel che riguarda le dimensioni le voci
 insistono su un display da 5 pollici con risoluzione Full HD. Ancora un 
mistero per quel che riguarda lafotocamera, anche se in tanti si aspettano ben
 qualcosa di più degli ormai soliti 8 megapixel. Se è ancora presto per tentare 
di capire come sarà il Galaxy S4 figuriamoci per il prezzo. Non resta dunque 
che armarsi di pazienza e attendere notizie più “concrete” a riguardo.

domenica 9 dicembre 2012

Prove di Amazon Kindle Fire HD


Ormai è divenuto un oggetto familiare, protagonista indiscusso sugli scaffali dei negozi ma anche nel linguaggio di tutti i giorni. Eppure sono appena due anni e mezzo che il tablet pc, naturalmente con le forme dell'iPad, ha fatto il suo debutto commerciale in grande stile. Ebbene, in nemmeno mille giorni l'oggetto in questione ha prima cancellato i netbook per poi erodere quote sempre più consistenti del mercato dei notebook, il tutto con una progressione esponenziale del fatturato. Eppure, pur cambiando faccia al mercato dell'informatica, il tablet ha paradossalmente offerto sempre la stessa immagine di sé al consumatore: da una parte il device di Apple che batte ogni record, dall'altra gli "altri" che rincorrono a debita distanza. La situazione, insomma, è ben diversa dal settore degli smartphone, dove le vendite degli apparecchi che montano un sistema operativo Android sono da tempo ben superiori a quelle, seppur floride, dell'iPhone. Ma nell'elettronica di consumo, lo insegna l'esperienza antica e quella recente, le cose possono cambiare molto rapidamente. Basta avere l'idea giusta al momento giusto. Esattamente quel che pensa Amazon del suo Kindle Fire in versione HD...


Fin qui noto per i suoi dispositivi specializzati nella lettura, commercializzati da sempre con il nome Kindle, il colosso fondato e guidato da Jeff Bezos estende adesso il suo raggio d'azione in ambito hardware con una mossa logica e fortemente attesa. Logica perché nessun altro possedeva in casa altrettante risorse ed esperienze per mettere a punto un tablet capace di essere una valida alternativa al portabandiera di cui sopra. Attesa perché Kindle è l'unico tablet in circolazione che può appoggiarsi su un ecosistema digitale paragonabile a quello di Apple, anzi, per certi versi superiore visto che stiamo parlando del maggior venditore online del mondo. E siccome ormai si è capito che nel mondo "mobile" il successo non dipende tanto una o più caratteristiche dell'hardware o del software, bensì da quella che è la complessiva esperienza d'uso dell'utente, Kindle Fire HD (insieme al suo fratello minore Fire) potrebbe veramente riuscire dove gli altri hanno fin qui fallito, vale a dire trasformarsi nell'anti iPad. Una definizione, quest'ultima, sul cui utilizzo fino a qualche settimana fa avremmo riflettuto, poiché le forme del dispositivo Amazon erano decisamente più piccole per via del suo schermo da sette pollici. Ma adesso, dopo che Apple ha rilasciato la versione mini del suo dispositivo (e la cosa non è certo casuale), la sfida ci sta davvero tutta.

Se il punto d'arrivo è l'esperienza d'uso, questo non significa che i progettisti di Amazon abbiano trascurato la costruzione del dispositivo, che anzi risulta essere competitivo con i migliori campioni della categoria dei mini tablet. Assemblato con un'elegante scocca nera, il cui spessore è di circa un centimetro, il Fire HD ha il suo fiore all'occhiello nello schermo, che aggiunge all'elevata risoluzione di 1200x800 pixels (il formato è 16:10) una particolare tecnologia di costruzione che ha consentito di ridurre il riflesso del vetro, mantenendo la giusta percezione cromatica ed un contrasto elevato anche agli occhi di chi si trova in posizione angolata rispetto al display. Il processore è il buono ma non eccezionale OMAP di Texas Instruments, un dual core che gira alla velocità di 1,2 GHz ed è "assistito" da 1 GB di memoria RAM. E' poi presente un obiettivo anteriore da 1,3 megapixels, utile per le videochiamate. Dall'occhio all'orecchio, per dire che i due altoparlanti stereo "dual driver" del device sorprendono per la qualità e la potenza dei suoni emessi, performance a cui non è estranea l'adozione della tecnologia Dolby Digital Plus. Quanto alla capienza, il tablet viene venduto in due versioni, rispettivamente da 16 e 32 GB. Si tratta dell'unico fattore a differenziare il prezzo (199 o 249 euro), poiché per ora è prevista solo la versione Wi-Fi del Fire HD, senza quindi possibilità di collegarsi alla rete 3G o 4G. Restando in tema di connettività, sui sottili profili laterali c'è una presa mini USB, utile per la ricarica e il collegamento al pc, nonché un'uscita mini HDMI che permette il collegamento ad un display esterno. Non mancano, poi, i tasti per regolare il volume e quello on/off, oltre al piccolo foro dove inserire il jack del cavo cuffie. L'autonomia? Il costruttore dichiara 11 ore e per quanto ci riguarda abbiamo sempre superato in scioltezza la giornata d'utilizzo.
Fir3Accanto all'hardware performante, specie se messo in relazione al prezzo di vendita, Kindle Fire HD sfoggia un software che si può invece definire sorprendente. Il dispositivo si basa su sistema operativo Anroid nella versione 4.0, ma sfidiamo chiunque ad accorgersene navigando fra le varie schermate. Infatti il lavoro di "customizzazione" è stato impressionante, tanto che aver ribattezzato il software con il nome di "Amazon OS" non appare affatto un atto di presunzione. E naturalmente poter disporre di un'interfaccia così peculiare conferisce al prodotto un'identità forte, decisiva in quell'esperienza d'uso di cui sopra. La configurazione è di estrema facilità: una volta inserito il proprio account Amazon nel dispositivo ed impostato l'accesso ad una rete Wi-Fi, in pochi passaggi la macchina diventa operativa. Ed altrettanto intuitivo è l'utilizzo, con l'home page che propone in alto una barra di navigazione con le categorie principali: Acquista, Giochi, Applicazioni, Libri, Musica, Video, Web, Foto, Documenti e Offerte. Con i tempi che corrono, poi, non è stato sottovalutato il capitolo social. Oltre ad offrire Facebook e Twitter nel suo App Shop, il Fire HD propone anche un'integrazione diretta dei popolari network con la possibilità di collegare il proprio account nel pannello delle impostazioni. Ciò consente di condividere subito brani di libri che si sta leggendo, piuttosto che sincronizzare gli album delle foto di Facebook. Per quanto riguarda Internet, c'è un browser proprietario, denominato Silk, che si appoggia su una particolare soluzione di navigazione. Sfruttando i suoi giganteschi server, Amazon ha precaricato al loro interno il contenuto dei siti più popolari del Web, in modo da velocizzarne l'accesso attraverso il suo tablet. Una scorciatoia ingegnosa sulla carta, anche se alla prova dei fatti non abbiamo riscontrato grandi cambiamenti nell'apertura delle pagine Web.

E veniamo, dunque, all'esperienza d'utilizzo. Partiamo da una considerazione semplice ma importante: fino adesso i dispositivi equipaggiati con Android, una volta accesi, suggerivano per prima cosa all'utente il tipo di sistema operativo adottato e non la loro marca. Con il tablet Kindle no, questo non succede: una volta che compare la prima schermata non si pensa ad Android ma, appunto, al Fire HD. A quel punto diventa naturale il costante collegamento con il mondo Amazon, che non è fatto soltanto di link e applicazioni che portano ai vari store specializzati - libri, musica, giochi e quant'altro -, ma anche di un'importante servizio, Cloud Drive, che permette di parcheggiare sulla "nuvola" fotografie, brani musicali, libri e documenti. E siccome stiamo parlando di un Kindle, è giusto sottolineare come l'esperienza di lettura è superiore a quella di qualsiasi altro tablet, anche se lo schermo LCD può affaticare la vista maggiormente rispetto a quello di un e-book reader puro. Al riguardo va aggiunto che Amazon ha previsto un'interessante modalità di visualizzazione dei fumetti per aggirare le dimensioni ridotte del display: toccando la vignetta interessata, infatti, questa si ingrandisce immediatamente. Non abbiamo ancora parlato di video, e non certo perché i filmati non siano riproducibili dal Fire HD, che anzi svolge il compito in modo egregio sfruttando la bontà dello schermo sopra descritta. Piuttosto, non è ancora disponibile in Italia (arriverà nel 2013?) una delle funzionalità più ghiotte offerte dal dispositivo, vale a dire la possibilità di guardare film e serie TV in streaming attraverso l'apposito servizio già messo a disposizione con grande successo da Amazon negli Stati Uniti. Concludendo, riteniamo il Fire HD un dispositivo da promuovere a pieni voti, naturalmente tenendo conto della categoria di riferimento, quella dei tablet mini offerti a prezzo contenuto. La sua platea di riferimento, molto vasta, non è quella degli "smanettoni", che si divertiranno di più con un device Android tradizionale, quanto il pubblico dei consumatori, ovvero coloro che intendono il tablet come uno strumento fornito "chiavi in mano" per ottenere i risultati desiderati.

fonte: www.unita.it

Apple licenzia il manager delle mappe, dopo Forstall cade un altro big della Mela


Alla base della decisione, il debutto dell'applicazione alternativa a quella di Google non particolarmente ben riuscito, che avrebbe depotenziato il lancio dell'iPhone 5. E ora l'azienda cerca nuove risorse. Intanto Big G lavora alla sua nuova app.


CUPERTINO - Apple ha licenziato il responsabile del software 'Maps', Richard Williamson, per cercare di recuperare la fiducia dei consumatori delusi dalle mappe della Mela, che hanno sostituito l'app Google Maps all'interno del sistema operativo mobile iOS per iPhone e iPad. Secondo Bloomberg, Williamson è stato licenziato dal vice presidente Eddy Cue, ora a caccia di consulenze esterne per migliorare Maps. Il debutto dell'applicazione non particolarmente ben riuscito avrebbe depotenziato il lancio dell'iPhone 5. L'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, aveva già chiesto scusa per l'app Mappe.
Quella di Williamson è già la seconda testa importante che cade per il "Mapgate" di Cupertino. La prima è stata quella di Scott Forstall, un pezzo da novanta in Apple, responsabile del sistema operativo iOS. Forstall si era rifiutato di firmare la lettera di scuse per le imperfezioni delle mappe, che invece Tim Cook aveva firmato, mettendoci la faccia arrivando a raccomandare applicazioni di cartografia alternative. Eddie Cue, l'uomo che ha licenziato Williamson, ha preso il controllo della sezione mappe da poco tempo. Ed è anche il dirigente di Apple entrato recentemente a far parte del board di ferrari.
Intanto Google sta mettendo a punto la nuova applicazione di mappe che dovrà poi sottoporre al vaglio di Cupertino per ricevere l'ok alla pubblicazione sull'App store. Il nuovo software sarebbe in stato evoluto di sviluppo e potrebbe anche arrivare entro l'anno.

fonte Repubblica.it

mercoledì 21 novembre 2012

Arriva la video chat su Nintendo Wii


La video chat arriva in salotto tramite console Wii grazie ad un accordo tra Nintendo e Vidyo. La piattaforma Vidyo, oltre a supportare la Wii U Chat, consentira' ai game developer di inserire le video chat nei giochi da loro creati. La console Wii U di Nintendo e' arrivata da pochi giorni sul mercato americano, in Italia e nel resto d'Europa uscira' il 30 novembre. La console, in alta definizione, ha la grande novita' del controller, il GamePad, simile ad un tablet.

fonte Ansa

Sfida all’ultimo tablet per Amazon


Lo scorso settembre Amazon aveva presentato il suo Kindle Fire pronto per
 insidiare due mercati, quello degli e-book reader e quello dei tablet.
 Il Kindle Fire ha debuttato in un settore affollato di concorrenti, come il
 Galaxy Tab 2 di Samsung, il Nexus 7 di Google-Asus e il neonato
 Ipad mini di Apple arrivato a novembre.
Il Kindle si è fatto conoscere lo scorso anno diventando 
uno dei gadget più venduti durante le feste natalizie
costava poco, era semplice da usare ed ha portato i libri
 digitali anche tra le mani di chi non è mai stato un fan
 della tecnologia.
Quest’anno Amazon ha rinnovato la sua gamma di lettori e-book con nuovi modelli, 
ma la sfida si è spostata sul campo dei tablet: la tavoletta di Amazon è al momento la 
più venduta al mondo nel settore dei7 pollici.
Il Kindle Fire e il Kindle Fire HD sono simili ma al tempo stesso molto diversi: i file 
dei contenuti HD sono di maggiori dimensioni rispetto a quelli in definizione standard 
e richiedono la più avanzata tecnologia Wi-Fi per essere trasmessi velocemente e
 correttamente. Le due versioni differiscono anche nel prezzo: Il Kindle Fire HD è 
disponibile in due versioni, da 16 e 32 Gb di memoria, al prezzo rispettivamente di 
199,00 e 249,00 Euro mentre il Kindle Fire è in vendita al prezzo di 159,00.
Il nuovo Kindle Fire HD ha uno schermo ad alta definizione dotato di un particolare
 filtro antiriflesso, del sistema audio Dolby Digital plus, di un Wi-Fi HD Ready con 
supporto dual band e doppia antenna: il tutto al prezzo di 199 euro per la versione 
da 16 Gb, un prezzo notevolmente più contenuto rispetto a quello dell’Ipad.
Il Kindle Fire HD è subito pronto, non è necessaria nessuna configurazione; è il 
tablet da 7 pollici più avanzato dal prezzo contenuto, molto sottile e leggero,
 ha un ottimo display, un’interfaccia semplice, una buona autonomia di carica della 
batteria di 11 ore. Gli unici limiti sono l’alimentatore non incluso e la possibilità di 
installare le app solo dallo Store Amazon.
Queste alcune delle caratteristiche principali, senza dimenticare che sia 
Kindle Fire sia Kindle Fire HDoffrono accesso a milioni di video 
attraverso applicazioni, canzoni, giochi, giornali e riviste.

Samsung prima nell'era dello smartphone


Le analisi di mercato confermano la crescita del settore dei terminali "intelligenti", anche se il mercato nel complesso è in discesa. Benissimo Samsung e Android, bene Windows Phone e Apple, male Nokia
Roma - Le ultime analisi Gartner sul mercato dei terminali mobile fotografano una situazione complessa e in pieno divenire, con i risultati complessivi viranti sul negativo ma una crescita notevole degli smartphone, la conferma di Samsung e Android, la "speranza" Windows Phone e la debacle Nokia.

I numeri forniti da Gartner prendono in considerazione il terzo trimestre dell'anno: nel complesso l'intero mercato dei terminali mobile è in discesa con un meno 3 per cento di terminali venduti (428 milioni di unità). La cosiddetta era post-PC non fa poi molto meglio dei PC, dice Gartner, mentre gli smartphone acquistano sempre maggior importanza nel più generale mercato mobile con un più 47 per cento di vendite anno-su-anno.

Sono 169,2 milioni i "terminali intelligenti" venduti nel terzo trimestre del 2012, e non a caso si tratta del settore in cui si registrano i maggiori margini di profitto per i big player vecchi, nuovi e riconfermati. Samsung ha venduto 98 milioni di terminali (intelligenti o meno) in totale, sostiene Gartner, e si posiziona dunque al primo posto della classifica dei produttori (22,9 per cento del mercato) spodestando Nokia (19,2). Apple, in questo caso, si avvista solo al terzo posto con il 5,5 per cento - in crescita, rispetto all'anno scorso.

Passando dal mercato complessivo a quello degli smartphone, invece, le cose acquistano una dimensione diversa e Nokia viene sbalzata dal terzo posto al settimo: le vendite di Windows Phone sono cresciute notevolmente ma continuano a rappresentare una goccia (2,4 per cento) nel mare magnum del mercato.

Chi continua a credere sulla "scommessa" Windows Phone (una scommessa che cresce di un singolo punto all'anno da due anni) è ovviamente Steve Ballmer, l'esuberante CEO di Microsoft che definisce la concorrenza incontrollata e selvaggia (Android) o troppo controllata costosa (Apple). Microsoft è tornata a innovare con un ecosistema (Windows 8/RT, Windows Phone) in cui il concetto di "PC" viene condiviso fra vari form factor, sostiene Ballmer: per questo non sarebbe detta, ancora, l'ultima parola.

fonte punto-informatico.it

Apple Mac OS X 10.9 Lynx: Siri e mappe nel nuovo SO della mela


OSX109Lynx
Da poco sul mercato, il Leone e il Leone di montagna di Apple avranno presto un degno successore. Sarà Lynx, la Lince, che identificherà OS X 10.9, il nuovo sistema operativo che potrebbe arrivare già nel 2013 con alcune novità che, come ultimamente accade, sono mutuate da iOS.

Su tutte Siri, l'assistente vocale che fa parlare milioni di iDevice, sicuramente perfettibile, e Mappe, altra grande scommessa della mela che non ha avuto un grande successo al lancio, anzi, ma che piano piano verrà migliorata ed entrerà a pieno titolo anche nei computer di Cupertino.
Nuova grafica che accompagnerà anche quella di iOS 7che si preannuncia come rivoluzione della nuova Apple del post Steve Jobs e, soprattutto, post suoi favoriti che pian piano iniziano a lasciare l'azienda. Una nuova scommessa della potente azienda d'oltreoceano che si batte su più fronti contro una Google in grande crescita e che sta dando parecchio fastidio.
Di OS X 10.9 si sono già trovate tracce in Rete, ora non resta che attendere il suo annuncio ufficiale che verrà verosimilmente dato in uno dei prossimi appuntamenti con la stampa di Apple.

martedì 20 novembre 2012

iPad Mini: è arrivato il modello cellular, ecco le offerte dei gestori


iPad Mini, uscito lo scorso 2 novembre nella sua versione Wi-Fi only, è finalmente arrivato nella sua versione che include, oltre al wireless anche la connessione cellular. E con lui sono, ovviamente, arrivate anche le offerte delle varie compagnie telefoniche, che includono un piano tariffario e la Nano-SIM.
Tre Italia offre una tariffa unica ma davvero interessante: con 5 euro si hanno a disposizione 3 GB al mese di navigazione internet, scaduti i quali ogni 10 MB si pagherà 20 centesimi. Inclusa nell’offerta anche l’opzione all’estero come a casa che permette di navigare alle tariffe nazionali anche in Austria, Danimarca, Gran Bretagna, Hong Kong, Irlanda e Svezia (ovviamente se coi si connette ai relativi operatori Tre nazionali), mentre a parte è da effettuare l’acquisto della USIM (3 euro con altrettanto traffico incluso).
Anche con Vodafone è possibile usufruire di una delle tante offerte per acquistare una Microsim con internet incluso in abbonamento: tra le offerte presenti, molto interessanti sono Internet Go e internet Fly. La prima, al costo di 20 euro al mese, permette di avere ben 5 GB di navigazione a una velocità di 14.4 Mbps, mentre ben 7 GB con velocità massima di 43,2 Mbps, sono inclusi nell’offerta internet Fly, il cui prezzo è di 25 euro al mese.
Ricordiamo che iPad Mini nella sua versione Wi-Fi e cellular costa 459, 559 e 659 a seconda della memoria, rispettivamente di 16, 32 o 64 GB. Il modello con solo Wi-Fi è, invece, più economico: 329, 429 o 529 euro per i modelli da 16, 32 e 64 GB. Entrambi hanno, al momento, sono disponibili entro 2 settimane se li si acquista dall’Apple Store.

Samsung Il fascino della Smart Tv


Se si devono isolare un paio di elementi che hanno caratterizzato l'evoluzione della televisione negli anni più recenti, per intenderci dopo l'avvento dell'Alta Definizione, ci sono pochi dubbi: uno è il 3D, l'altro la Smart Tv. Ma mentre del primo il consumatore medio sa ormai tutto, sul secondo esiste ancora una diffusa ignoranza tecnologica. Un peccato perché a ben vedere disponendo di un modello attrezzato con entrambe le funzionalità, il tempo dedicato alla visione tridimensionale risulterà di molto inferiore a quello trascorso, appunto, beneficiando delle molteplici opportunità multimediali offerte dalla Smart Tv. Cominciamo proprio dalla definizione, anch'essa in continuo aggiornamento: infatti, se prima si identificava il concetto di Smart Tv con tutte le funzionalità derivanti dalla capacità della televisione di connettersi al Web, adesso il raggio d'azione si è ulteriormente esteso e comprende modalità di controllo dell'apparecchio che vanno ben al di là dell'uso del tradizionale telecomando.

Riconoscere a Samsung il ruolo di azienda che maggiormente punta sulla Smart Tv non è un omaggio indebito ma la pura realtà, tanto che la stessa definizione viene spesso ritenuta una caratteristica propria dei modelli prodotti dal colosso coreano. E con lo scopo di illustrare lo stato dell'arte, Samsung ha dato appuntamento ai media per mostrare all'opera il suo attuale modello top di gamma, lo Smart Tv LED ES8000, disponibile sul mercato italiano con tagli da 55, 46 e 40 pollici. Al riguardo il costruttore vola decisamente alto, ritenendolo capace di «rivoluzionare completamente il modo di vivere e gestire l’esperienza di intrattenimento domestico, trasformando ulteriormente le modalità di interazione dei consumatori con il proprio Smart TV: da oggi la TV parla con l’utente e capisce i suoi bisogni». Ora, al di della comprensibile enfasi, c'è da dire che la prova sul campo ha rivelato caratteristiche dell'apparecchio addirittura impensabili fino a qualche tempo fa.

In particolare, Samsung scompone in tre il concetto di Smart Tv, parlando di interazione dell'utente, fruizione di contenuti ed ecosistema di dispositivi. Partiamo dalla "Smart Interaction", ovvero una piattaforma di controllo della Tv estesa come non mai, che comprende riconoscimento gestuale, vocale e facciale grazie al doppio microfono e alla webcam integrata. Nella pratica diventa così possibile accendere o spegnere a voce la televisione dicendo "Ciao Smart Tv", alzare o abbassare il volume con le parole "Volume su" o "Volume giù", piuttosto che cambiare canale chiedendo quello desiderato, mentre con un gesto della mano si può ricercare contenuti all’interno del browser, navigare in Internet, selezionare un link o un contenuto, nonché scorrere i menù per scaricare le App. Inoltre, Smart Tv riconosce il profilo di chi è davanti al dispositivo grazie alla memorizzazione del volto, facendo così accedere l’utente direttamente ai suoi contenuti preferiti.

Per "Smart Content" si intende la fruizione multimediale che si arricchisce di contenuti grazie alla disponibilità di numerose applicazioni in grado di soddisfare gli interessi più diversi. Il tutto avviene mediante la piattaforma Samsung Apps, da cui è possibile scaricare sullo Smart Hub del proprio televisiore fino a 363 App (la cui fruizione è gratuita o a pagamento), di cui 305 internazionali e 58 nazionali. Il terzo pilastro è rappresentato dallo "Smart Ecosystem", che si basa sulla capacità del Tv LED ES8000 (oltre che di vari altri modelli della gamma Samsung) di sfruttare la connessione WI-FI integrata per comunicare con tutta una serie di dispositivi esterni. Gli esempi sono molteplici: ci sono applicazioni che permettono di controllare a distanza la propria casa utilizzando uno smartphone e sfruttando la webcam integrata della Tv; lo stesso smartphone, piuttosto che un tablet, può divenire un ulteriore schermo televisivo attivando l’applicazione "Second View" che consente, appunto, di vedere il medesimo contenuto riprodotto dalla Tv stazionando in un altro ambiente della casa, oppure visualizzare contemporaneamente un canale differente. A completare il quadro c'è poi il cloud, o meglio, il trasloco sulla "nuvola" anche della televisione. Avviene attraverso il servizio "AllShare Play", che permette di condividere e caricare contenuti multimediali tramite qualsiasi dispositivo - smartphone, tablet, fotocamere Wi-Fi e Pc - indipendentemente dalla propria posizione interna o esterna alla casa.

Quei geni, nuovi schiavi dell'hi-tech La dura vita dei fabbricanti di app



Siamo diventati tutti schiavi delle applicazioni sui telefonini. Ma ci sono schiavi che sono più schiavi di altri: e sono proprio gli autori delle applicazioni. Non lasciatevi abbagliare dai luccichii della Mela. Al compleanno dell'iPhone, che ha compiuto un lustro giusto quest'estare, Apple sventolava i soliti numeri record: 650mila app soltanto nel suo store, un mercato che aveva fatto guadagnare agli sviluppatori 5 miliardi di dollari. Peccato che alla miriade di ingegneri arrivino solo le briciole. Lavorano come free lance. Non hanno assicurazione sanitaria. Non hanno pensione. E su pochissimi veri geni capaci di fare il botto quelli che arrancano sono invece la maggioranza.

Intendiamoci: nel panorama dell'occupazione Usa che si sta appena ripopolando dopo la Grande Recessione, il settore tecnologico resta quello trainante. Solo nel 2010 gli ingegneri sono cresciuti dell'8 per cento mentre tutto il mercato del lavoro si contraeva. Ormai ci sono più ingegneri che allevatori. E il boom sta portando al raggiungimento di un altro traguardo: il superamento del numero degli avvocati, che in questo paese litigiosissimo sono gettonatissimi. I numeri più aggiornati li sforna il New York Times nell'ultimo capitolo della sua inchiesta sulla iEconomy. Le prime app sono state lanciate sull'Apple Store 4 anni fa e da allora la Mela ha già pagato 6.5 miliardi di royalties: un mercato quindi in crescita di un miliardo e mezzo da questa primavera a oggi. Di più. 
Un studio commissionato da TechNet ha calcolato che l'intera "app economy" ha prodotto quasi mezzo milione di nuovi posti di lavoro: per la precisione 466mila. Non solo Apple ovviamente: è un calcolo che tiene conto del mercato della Mela, di Android (che è di Google) e naturalmente di quella Facebook sempre più in espansione. 

I conti della sola Apple come sempre sono molto più rosei degli altri. I nipotini di Steve Jobs hanno calcolato che le applicazioni della Mela hanno creato almeno 291.250 posti di lavoro: una crescita del 39 per cento rispetto allo scorso anno. E quanti sarebbero quelli che lavorano solo alle app di Apple? Almeno 275mila persone: il 10 per cento in più sempre rispetto all'anno scorso. Occhio: è l'unico dato sul quale c'è poco da discutere. Perché rappresenta tutte le persone che hanno versato i 99 dollari annui per registrarsi come sviluppatori Apple. E già: la Mela, prima di dare, prende...

Eppure la verità che spunta dietro i numeri è un'altra. Ethan Nicholas, per esempio, è un signore che ha fatto 1 milione di dollari con iShoot, un giochino che è stato bestseller sull'Apple Store. Ma questo nel 2009. Oggi, dice l'ingegnere 34enne, la concorrenza è così numerosa che difficilmente si potrebbe ripetere l'exploit. Prendete per esempio la storia di Shawn e Stephanie Grimes. Per inseguire il loro sogno di sviluppatori di app hanno venduto tutto, auto compresa, hanno affittato la loro casetta e sono andati a vivere dai genitori: ma quanto potranno ancora resistere? Mica tutti sono così fortunati come Kevin Systrom, il giovane ingegnere che ha avuto la bella idea di una app chiamata Instagram e poi è stato praticamente miracolato da un certo Mark Zuckerberg: che se l'è pappata per un miliardo di dollari. La torta è troppo grande, le fette troppo piccole. Molte app sono free e quelle che costano non costano più di uno, due, tre, quattro dollari le più care. I Grimes citati dal New York Times non guadagano per esempio più di 20 dollari al giorno: un po' troppo per tirare avanti un'azienda che sostenga marito e moglie. 

Del resto c'è poco da girarci intorno. La geniale idea con cui il geniale Steve Jobs aprì l'Apple Store, luglio 2008, era semplicissima: "Far vendere più iPhone". Punto. Le app dovevano servire come stimolo all'acquisto. Per carità: da allora ci hanno cambiato la vita. Che cosa non si fa con una app? Dalla lettura diRepubblica alla scelta del cinema passando per i giochi, la musica, il fitness e la salute (gli ultimi due campi in via di sviluppo). Ci hanno cambiato la vita: ma non hanno cambiato quella degli sviluppatori. Anche perché sempre il solito Steve Jobs mise subito le cose in chiaro: il 30 per cento degli incassi vanno ad Apple. Una tassa così alta che nessuna applicazione riuscirà mai ad aggirare.

fonte: repubblica.it