Adesso Google, dopo varie prove nell’ambito del web “sociale”, fa davvero sul serio: il suo social network, Google+ (da leggere “Google Plus”) è online da 10 giorni e, anche se per adesso si espande solo con inviti e per entrare bisogna aspettare la comparsa dell’agognata mail nella propria casella di posta, secondo alcune stime conterebbe già 10 milioni di utenti, con una crescita di oltre due milioni ogni 32 ore.
Google Plus, a una prima occhiata, si presenta come il sito di Zuckerberg: ogni utente (un account Gmail è sufficiente per entrare) ha il suo profilo (con informazioni, foto, esperienze lavorative, situazione personale,anche un’opzione geolocalizzazione) e la sua bacheca, dove pubblicare status, foto, link, video. La differenza con Facebook è che su Google+ non c’è bisogno di chiedere “l’amicizia” a qualcuno: chiunque può visualizzare il nostro profilo e viceversa. Ecco la novità: su Google Plus i contatti vanno organizzati in “cerchie”: quelle di partenza sono “Amici”, “Famiglia”, “Conoscenti”, “Persone che seguo”, ma se ne possono aggiungere altre, titolandole come si desidera (per esempio “colleghi”; “compagni calcetto”; ecc.). Quando si pubblica un aggiornamento sul profilo, si sceglie con quali cerchie condividerlo. Uno stato d’animo personale può essere condiviso con amici (“i tuoi amici veri, quelli con cui condividi dettagli della tua vita privata”, è la didascalia); una segnalazione con i “colleghi”; un video divertente con i “conoscenti” (si possono scegliere anche più cerchie). E un blogger, o una persona con un seguito on e offline (come un politico o un cantante), può decidere che alcuni contenuti pubblicati sono rivolti a tutti: basta selezionare post “pubblici” e questi saranno visibili a tutti gli utenti di Google Plus. Così una parte degli aggiornamenti si trasforma in qualcosa di molto simile a Twitter. Noi saremo informati se qualcuno ci segue, ma non sapremo in quale “cerchia” siamo stati inseriti: lui vedrà i nostri aggiornamenti senza sapere da quali è stato escluso (perché magari è nella cerchia “colleghi” e non vedrà i post rivolti agli “amici”).
Google+ è quindi un social network 3.0: “Condividi online come nella tua vita reale” è lo slogan scelto da Mountain View e, nella vita reale in effetti, non si condivide con la famiglia ciò che si condivide con i conoscenti (mentre su Facebook tutti gli “amici” sono sullo stesso piano). Certo il meccanismo scelto delle “cerchie” in qualche modo apre le porte ad un po’ di sana “ipocrisia digitale”, strumento utile nella vita reale (magari il vicino di casa mi sta antipatico ma educatamente lo saluto lo stesso) così come in quella digitale (su Google+ aggiungo il vicino di casa alle mie cerchie, ma negli antipatici, tanto lui non lo saprà mai).
Ma le novità sono anche altre.
Nel sito è presente la chat di Gmail, con tanto di videochiamate. C’è l’opzione decisamente innovativa “videoritrovo”, che permette di avviare una diretta streaming interattiva con la propria webcam da condividere con le “cerchie”; ci sono gli aggiornamenti degli altri utenti (lo “stream”), sempre organizzati in base alle “cerchie” e gli “spunti”: si seleziona un interesse e si accede a tutti gli aggiornamenti al riguardo. Ogni post sulla bacheca di Google+ è commentabile, condivisibile e si può usare il tasto +1 esprimendo un gradimento che, nel caso di un link, verrà visualizzato anche affianco ai risultati di ricerca di Google, e si può modificare uno status dopo che è stato pubblicato (strumento utile per eliminare i refusi, ma non solo…).
Due ultime features: il tasto feedback sempre a disposizione per mandare la propria opinione ed entrare in contatto con il team Google (su Facebook è sempre stato molto difficile contattare i gestori del sito) e le applicazioni per il mobile: Android è già disponibile, quelle per le altre piattaforme seguiranno presto.
Va aggiunta un’ultima impressione generale: con Google Plus, inserito in Google, si ha l’impressione di avere tutto sotto controllo: le nostre cose, quelle degli amici, ma anche le funzioni classiche (ricerca, gmail, youtube). Tutto ciò che ci interessa in rete è a portata di mano: molto comodo, forse troppo… come se la nostra vita digitale fosse di Google.
Le prime impressioni degli utenti online sul nuovo social network sono molto positive: da Google assicurano che questo periodo di interregno tra uno strumento aperto a tutti e un prototipo da testare solo su invito, non risponde a strategie di marketing, ma alle necessità di migliorare in corsa il social network; i “tester” (i dieci milioni che si sono già iscritti) sono avvertiti: Google+ potrebbe cambiare, e molto, in base ai feedback che Mountain View riceverà. Per questo, nonostante rumors e indiscrezioni che si moltiplicano online, non esiste ancora una data di“varo” ufficiale con le iscrizioni aperte a tutti.
Negli Usa poi è già partito un dibattito: Google+ ucciderà i blog? Sembra una boutade ma, tra le opzioni fondamentali del social network, c’è la possibilità di pubblicare uno status di qualsiasi lunghezza (su Facebook il limite è 420, su Twitter 140): alcuni status possono diventare quindi di fatto un post ,con tanto di permalink di riferimento unico in rete (si ottiene cliccando sull’orario di pubblicazioni dei post). Kevin Rose, prodigio della cultura digitale e già fondatore di Digg, è convinto che Plus può essere più performante dei blog e lo ha annunciato senza tanti giri di parole: “Ho deciso di reindirizzare il mio sito kevinrose.com sul mio account Google+ – scrive, manco a dirlo, sul social network -. G+ mi da molto più feed-back in tempo reale e occasioni di coinvolgere i lettori, di quanto il mio blog mi abbia mai dato”.
Su Plus poi è ricomparsa anche una vecchia conoscenza della rete: torniamo a qualche anno fa, quando spopolavaMySpace. Allora, appena aperto un account sul portale, ogni iscritto si trovava “un amico” di default: era Tom Anderson, uno dei fondatori (tra quelli che venderanno il portale a Murdoch per oltre 300 milioni di dollari). Tom, che ha nel profilo la sua foto “amatoriale” già famosa in tutto il mondo, è entusiasta di Plus (ha già oltre ventimila followers) e pubblica sul suo profilo novità, segnalazioni, riflessioni e non si tira indietro nel delineare scenari futuri: l’uso delle Gif animate, ne è sicuro, vietate su Facebook e su Twitter, sarà un punto di forza di Plus (esempio).
Interessante poi capire chi, sul social network, sta raccogliendo più follower. Posto che tutti possono seguire tutti (anche se ognuno poi decide con chi condividere cosa), sulla vetta della top ten si trova, a grande sorpresa, proprio lui: Mark Zuckerberg, il fondatore e proprietario di Facebook che ha aperto fin da subito un suo account per studiare le contromosse del rivale (Mark è seguito da 134,328 followers). In seconda e terza posizione, inseguono i due fondatori di Google Larry Page (73,319 follower) e Sergey Brin (56,015) – che pubblicano foto delle loro imprese spericolate in paracadute. Quindi Vic Gundotra, vicepresidente di Google (38,302); il blogger e “technical evangelist” Robert Scoble (37,105); il giornalista “tecnologico” Leo Laporte (36,577); Kevin Rose, inventore di Digg già citato (31,947); Matt Cutts, personalità di riferimento nel mondo del software; (27,921); il portaleMashable (27,390); infine il programmatore di videogioci Markus Persson (25,894 follower).
Infine un’ultima cosa: va segnalato come Plus abbia cancellato per ora i profili aperti da aziende, associazioni e comunque tutti gli account non legati a persone. Ma da Google assicurano: le aziende avranno presto un loro strumento a disposizione “estremamente” potente per entrare in contatto con gli utenti su Google+. E anche su questo piano Plus sfida Facebook e Twitter. Ce la farà? In rete i commenti sono orientati più al “Sì” che al “No”. E l’ha detto recentemente anche il presidente di Google Eric Schmidt: “Penso proprio che nel mercato dei social network ci sia spazio anche per noi”.
via ibloom.it
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