Gli azionisti Facebook stapperanno lo champagne quello buono, centinaia di impiegati si ritroveranno milionari da un giorno all’altro, Bonorimpinzerà a dismisura le sue già sazie cassaforti, e Mark Zuckerberg, che da bravo spaccone ha annunciato che nel 2013 il suo salario ammonterà a 1 dollaro l’anno, potrà allargare il suo impero verso orizzonti difficili da preconizzare. Ma cosa cambierà per i comuni utenti? Cosa cambierà per quegli 845 milioni di utenti (o dovremmo chiamarli clienti?) mensilmente attivi, se la quotazione in borsa di Facebook avrà successo?
La domanda è più che legittima, dal momento che una mossa come quella di ieri potrebbe modificare sensibilmente la gestione del social network e, quindi, il servizio che i suoi utenti ricevono. Questo perchè se fino a ieri Facebook doveva rendere conto solo ai suoi utenti e alle compagnie diadvertising, responsabili dell’85% dei suoi introiti attuali, da maggio dovrà rendere conto anche ai suoi investitori. Che sono pochi, potenti e hanno interessi sicuramente diversi da quelli dell’utenza media.
Per mantenere solida la sua posizione in borsa, la piattaforma di Zuckerberg ha bisogno di rafforzare il suo trend di crescita in termini diutenti attivi. Nonostante Facebook si stia espandendo anche in mercati un tempo irraggiungibili e preveda il raggiungimento di quota un miliardoentro agosto, il tasso di crescita negli ultimi anni è sensibilmente calato. A Menlo Park non fanno mistero della cosa, e nemmeno del fatto che con l’aumentare degli introiti e dei competitors l’azienda andrà incontro a un rallentamento in termini di crescita dell’utenza. Questo lascia intravedere la forte possibilità che Facebook decida di investire quanto rastrellato dalla quotazione di maggio nel potenziamento e nell’allargamento del servizio.
Questo significa principalmente due cose: una maggiore attenzione al versante mobile e una competizione diretta con Google in termini diricerche web.
Cominciamo dalla questione mobile. Nel 2011 l’85% degli introiti di Facebook sono arrivati dagli ad pubblicitari, nel 2009 erano il 95%. Il 50% circa del traffico di utenti passa per le app mobile, tuttavia, ancora Facebook non ha calibrato ad pubblicitari diretti agli utenti mobile. Per questo si attende per marzo l’introduzione delle sponsored stories anche nei feed delle app mobile. Ma non è finita, per poter valorizzare ancora di più il potenziale della sua utenza, è possibile che Facebook si lanci in una nuova operazione di geolocalizzazione (così si spiegherebbe l’acquisizione di Gowalla).
Ma c’è un’altra questione da risolvere. Un quarto delle pagine visitate sul Web sono pagine Facebook, eppure la creatura di Zuckerberg per ora riesce a rastrellare solo (si fa per dire) il 10 per cento degli introiti provenienti dall’advertising online. Come fare per convincere l’utente a non uscire mai da Facebook? Gli si dà un motore di ricerca competitivo. Secondo alcuni analisti, Facebook utilizzerà parte dei ricavi dell’operazione in borsa per sferrare un attacco diretto a Google, sul suo stesso campo di battaglia.
Facebook sta per monetizzare un malloppo gigante, e come sempre accade in questi casi, i veggenti e i presaghi spuntano ovunque come funghi. C’è chi è pronto a scommettere che Facebook punterà sui social games (Zynga, oggi, è responsabile del 12% dei ricavi di Facebook), chi invece spera che parte del denaro venga utilizzata per offrire agli sviluppatori indipendenti delle API più stabili. C’è addirittura chi pronostica la creazione di una Facebook Bank, in cui la valuta corrente saranno i Facebook Credits.
Si tratta di pura speculazione ovviamente. Quello che però è certo, è che Facebook non smetterà di avere problemi con le autorità che si occupano di privacy. Con la diffusione delle Social App e delle future novità in fatto di condivisioni dei dati personali, l’occhio di autorità come la Federal Trade Commission sarà costantemente puntato sulle attività di Menlo Park. E questo è un problema per Zuckerberg e compagni, dal momento che una volta che una compagnia decide di quotarsi in borsa è tenuta arendere pubblica qualsiasi indagine in corso sulla propria attività che potrebbe danneggiare i propri investitori.
“FTC e DPC (Irish Data Protection Commissioner) hanno svolto indagini e audizioni riguardo le nostre pratiche e i nostri prodotti, e ci aspettiamo di continuare a essere soggetto di indagini simili in futuro” si legge neldocumento ufficiale presentato ieri da Facebook “È possibile che un’inchiesta comporti modifiche alle nostre politiche. [...] Sanzioni monetarie e altre penalità potrebbero incidere negativamente sulla nostra condizione finanziaria.”
Questo significa che Facebook farà un passo indietro in fatto di privacy? A giudicare da quanto sta puntando su social app e sul social advertising, è altamente improbabile.
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